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Fraternità, parola universale. Aspettando la nuova enciclica

07 Settembre 2020

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di STEFANO BIANCU

L'annuncio ufficiale è stato dato: il prossimo 3 ottobre papa Francesco firmerà ad Assisi la sua terza enciclica dal titolo "Fratelli tutti". Non è ancora dato conoscerne i contenuti, ma alcuni precedenti ci possono indirizzare: primo fra tutti il "Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune" firmato congiuntamente ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019 da papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar.

Se la nozione di fraternità appartiene essenzialmente alla rivelazione cristiana - il giovane teologo Joseph Ratzinger le ha dedicato nel 1960 uno studio divenuto classico - essa non è tuttavia esclusiva dell'orizzonte cristiano. Le più grandi religioni mondiali riconoscono in essa una condizione di partenza e, al contempo, un compito da attuare. Senza dimenticare che la fraternità è entrata, insieme a libertà ed uguaglianza, nel programma politico della modernità laica e secolare. 

Certo, rispetto a libertà ed uguaglianza, essa ha tradizionalmente goduto di molta meno attenzione: si è spesso faticato a comprenderla e la si è ritenuta in qualche modo supererogatoria. Ovvero moralmente positiva, ma non esigibile: non strettamente dovuta. Un di più.

Una nuova coscienza sta tuttavia emergendo a riguardo della necessità della fraternità. È sempre apparso chiaro come essa rappresenti una delle determinazioni possibili della libertà, ovvero l'esito di una scelta libera, la quale necessita di condizioni previe di eguaglianza: liberamente scelgo di agire secondo uno spirito di fraternità che il diritto e le istituzioni politiche possono promuovere e favorire, ma non imporre (una fraternità sotto costrizione è infatti una contraddizione in termini). Oggi tuttavia si fa strada una nuova consapevolezza: la fraternità costituisce al contempo una delle condizioni della libertà, dato che soltanto una fraternità in atto mette ciascuno nelle condizioni di possibilità di essere effettivamente libero e, dunque, realmente "eguale" a sé stesso e, derivatamente, all'altro da sé.

Una fraternità scelta e perseguita crea infatti le condizioni affinché possa maturare in atto quella libertà di cui ciascuno è capace in potenza. Di conseguenza, crea le condizioni affinché si realizzi pienamente l'eguaglianza, nella misura in cui permette a ciascuno di avere il "suo": ciò che gli spetta, secondo la definizione classica della giustizia; permette cioè a ciascuno di realizzare sé stesso: di essere "eguale" a sé stesso, raggiungendo quella pienezza umana di cui è potenzialmente capace. E, in questo modo, di essere eguale anche a tutti gli altri, nella misura in cui ciascuno è posto nelle condizioni di essere pienamente sé stesso.

La nozione di fraternità, così potente per la rivelazione cristiana - dal racconto della creazione fino alla parabola del figlio prodigo, passando per la vicenda tragica di Caino e Abele - può veramente rappresentare una parola universale, capace di accomunare in un unico compito non solo i fedeli di tutte le religioni, ma anche tutte quelle donne e quegli uomini che nel nostro tempo non si riconoscono in alcuna religione.

Parente povera e spesso incompresa di libertà ed uguaglianza, la fraternità si rivela oggi sempre più quale condizione di possibilità di una libertà e di una uguaglianza in atto. Pur dovendo restare libera e non strettamente esigibile, essa si rivela sempre più necessaria. Basti pensare ad alcuni tra i più significativi atti della fraternità: il perdono - che sceglie di restaurare il legame fraterno nel momento della sua rottura - e l'ospitalità. Le vicende della storia ci mostrano come né libertà né uguaglianza siano possibili in assenza di perdono e di reciproca ospitalità. Tutte le scelte politiche che sono andate in direzione opposta hanno finito per distruggere quella libertà e quella uguaglianza che avrebbero voluto difendere.

Vedremo che cosa l'enciclica sottolineerà di questa nozione così fondamentale per l'avvenire dell'umanità. Certamente oggi è tempo di scegliere, a tutti i livelli e a tutte le latitudini, la fraternità. Non di imporla, ma di volerla e di perseguirla con convinzione.