Scuola. Riapre la frontiera delle responsabilità
11 Settembre 2020
di MARIA TERESA GINO
Un anno fa uno scrittore della mia città, Gianluca Caporaso, ci regalava la composizione che si legge nell’immagine qui in basso. Oggi quasi ogni verso di questa gentile poesia suona d’altri tempi. Un virus ha cambiato anche la scuola.
In peggio? Sì, a pensarla “ambiente a rischio”. Ma la scuola ha altre lezioni da dare al Paese! Come è stato a marzo scorso: dal 2015 (legge 107) era previsto un piano digitale nazionale, ma molte scuole faticavano a introdurre le nuove tecnologie, a integrare i tradizionali luoghi dell’apprendimento con spazi virtuali. Poi l’improvvisa chiusura degli edifici scolastici ha costretto a una conversione e sono cominciate le lezioni di responsabilità.
Docenti dall’età media più alta d’Europa hanno riprogrammato e insegnato a distanza, tenuto vive le relazioni, dapprima improvvisando, poi riorganizzandosi, fino a riacciuffare anche gli alunni più deboli: diversamente abili, con disturbi di apprendimento, nelle numerose famiglie in crisi, isolati senza rete, senza reti… I dirigenti e le segreterie hanno distribuito discretamente tutte le risorse possibili (pc e ricariche telefoniche), tutti hanno usato il web, collegato cellulari in hotspot, azzerato l’uso della carta, comunicato con piattaforme, video, audio, ppt… e i più bravi in classroom digitali.
E ora? La scuola riaprirà senza dimenticare. Non solo con mascherine e disinfettanti, nuovi percorsi di sicurezza, orari di ingresso scaglionati, turni al bagno, aule d’emergenza, protocolli sanitari (persino quelli!), ma raccogliendo una nuova sfida: la didattica digitale integrata.
E poi, come sempre, le aule garantiranno spazi di libertà e giustizia, nella Costituzione, nell’ordinarietà della legge, come educazione e formazione richiedono: rispetto dei tempi, dei ruoli, degli spazi, delle persone, dei valori. Ancora una volta la scuola dimostra, come nella storia d’Italia, di essere e concepirsi come la frontiera delle responsabilità.
Per questo, nonostante le date referendarie, i conflitti tra Stato e regioni, le povertà diffuse, la perenne insufficienza delle risorse, gli edifici inadeguati, nonostante che in questo Paese tutti fatichino ad assumersi delle responsabilità, chiuderemo la porta delle nostre aule alla confusione dei corridoi e riprenderemo a marciare per difendere il futuro.